Il processo telematico e la trappola degli avvocati

Solo pochi giorni fa, un Tribunale della Libertà ha dichiarato inammissibile un’istanza di riesame relativa a un sequestro preventivo, semplicemente perché il sistema della cancelleria non riusciva a “leggere” la firma digitale del difensore. Firma che era perfettamente regolare, come dimostrato da una consulenza tecnica. Fortunatamente, in quel caso, si è ottenuta una remissione in termini. Ma il dato resta: oggi basta un intoppo informatico a compromettere un diritto di difesa.

È solo uno dei molti esempi di quello che Giandomenico Caiazza, avvocato e già presidente dell’Unione delle Camere Penali, definisce una vera e propria “lotteria del deposito atti”. Una quotidiana trappola per i difensori, in balia di interpretazioni soggettive di alcuni cancellieri o dei malfunzionamenti di un Portale telematico che avrebbe dovuto semplificare e che invece complica, quando non tradisce.

E intanto, nei Palazzi di Giustizia, si è consolidato un doppio binario: PM e giudici hanno accesso pieno al fascicolo telematico; gli avvocati no. Possono solo depositare, sperando che la procedura venga accettata. “Siamo soggetti esterni al Portale – scrive Caiazza – dei paria che partecipano alla lotteria, incrociando le dita”.

Ma il problema, più che tecnico, è culturale. La cultura inquisitoria – continua Caiazza – considera ancora PM e giudici i veri padroni di casa, e gli avvocati come ospiti tollerati, meglio se silenziosi. Una cultura che oggi si è persino aggravata: si è perso quel principio del favor impugnationis che un tempo tutelava la volontà di impugnare anche in caso di errori formali.

Oggi è il contrario: si attende il minimo inciampo – una PEC all’indirizzo sbagliato, una firma “non leggibile” – per dichiarare l’inammissibilità, falcidiando i ricorsi e gonfiando le statistiche. “Il problema – conclude Caiazza – si fa ogni giorno più serio”. E mina, alla radice, i princìpi del giusto processo.


LEGGI ANCHE

Giustizia digitale, quando l’anonimizzazione diventa opacità: il monito del Tar del Lazio

In nome della privacy, alcune sentenze rischiano di perdere comprensibilità e valore pubblico. Il caso solleva interrogativi sulla gestione algoritmica delle decisioni giudiziarie e sulla…

UE, 145.5 milioni di € per la cibersicurezza europea, anche per ospedali e prestatori di assistenza sanitaria

Il termine per la presentazione delle candidature al primo invito è il 7 ottobre, mentre per il secondo è il 12 novembre.

Avvocati, il CNF ribadisce: la buona fede non cancella l’illecito disciplinare

Secondo la sentenza n. 393/2024 conta la volontarietà della condotta, non l’intenzione o le condizioni soggettive dell’incolpato

Sicurezza e scontro istituzionale: l’ANM contro il decreto del Governo

Dal rafforzamento degli organici alle nuove carceri, passando per l’uso delle tecnologie. Il decreto Sicurezza del Governo Meloni – appena entrato in vigore – sta già generando una scia di polemiche e tensioni istituzionali. A pochi giorni dalla firma del Capo dello Stato, l’Associazione Nazionale Magistrati ha alzato i toni, arrivando a contestare la legittimità costituzionale di alcune disposizioni del provvedimento.

La Giunta esecutiva centrale dell’ANM ha espresso forti perplessità su quello che definisce “un impianto normativo che non si concilia con i principi costituzionali di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità”, arrivando a evocare un potenziale conflitto con le prerogative del Quirinale. Un atto di rottura, non casuale né sottotono, che apre un nuovo fronte tra magistratura e Governo, dopo quelli già caldissimi su immigrazione e riforma della giustizia.

Nel mirino dell’ANM, in particolare, le nuove fattispecie di reato che puniscono comportamenti “disproporzionati” durante manifestazioni pubbliche, come l’occupazione di edifici o la resistenza a pubblico ufficiale. Misure ritenute troppo vaghe, suscettibili di abusi e lesive dei diritti fondamentali. A Milano, due avvocati – Eugenio Losco e Mauro Straini – hanno già presentato un’eccezione di incostituzionalità, chiedendo il rinvio degli atti alla Consulta.

Ma il clima è acceso anche nelle piazze. Domenica scorsa, tra la “follia” degli ultrà a Roma e il corteo milanese dei “pro-Palestina”, si è tornati a parlare di sicurezza e ordine pubblico, anche per la presenza sospetta di un agente in borghese con abbigliamento riconducibile all’estrema destra. Il bilancio del Viminale parla chiaro: oltre 50 agenti feriti solo nel fine settimana.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha subito difeso l’operato delle forze dell’ordine, promettendo nuove misure a tutela degli agenti e definendo “strumentali” le polemiche. Anche il centrodestra fa quadrato: per Maurizio Gasparri (FI), “le critiche dell’ANM non intaccheranno il lavoro del Parlamento, che voterà presto il decreto, anche con lo strumento della fiducia”.

Dalla Cgil all’Anpi, dai giuristi democratici ad Amnesty International, si è però levato un coro di voci critiche contro quello che viene descritto come un provvedimento liberticida, figlio di una deriva autoritaria.

Il conflitto è appena iniziato. E la sicurezza, da questione pratica, è diventata – ancora una volta – il simbolo di uno scontro ideologico e istituzionale che attraversa il Paese.


LEGGI ANCHE

Google introduce un watermark invisibile per testo generato da AI

Questa funzionalità fa parte del Responsible GenAI Toolkit, un pacchetto di strumenti gratuito per sviluppatori, già disponibile sulla piattaforma Hugging Face.

Intelligenza artificiale e processo, nuovi strumenti e opportunità per gli avvocati

Convegno: Intelligenza artificiale e processo, nuovi strumenti e opportunità per gli avvocati

L’Ordine degli Avvocati di Milano e PB Consulting terranno un convegno a Milano il 5 febbraio, dalle ore 10 alle ore 13 presso il Salone…

Le novità di Servicematica presentate al XXXV Congresso Nazionale Forense

Quest’anno Servicematica al XXXV Congresso Nazionale Forense ha presentato due importanti novità! App Giustizia Servicematica Ci troviamo di fronte alla prima applicazione ufficiale per smartphone…

Intelligenza artificiale sul lavoro: sì, ma con supervisione umana obbligatoria

L’intelligenza artificiale entra sempre più spesso nei luoghi di lavoro, ma non potrà mai agire da sola: ogni sua decisione dovrà essere supervisionata e validata da un essere umano. È questo uno dei capisaldi delle Linee Guida per l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro, diffuse dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ora in consultazione pubblica fino al 21 maggio 2025 sulla piattaforma PartecipaPa.

L’obiettivo del documento è chiaro: definire un perimetro etico e giuridico all’utilizzo dell’IA nei contesti aziendali, nel rispetto del Regolamento europeo sulla privacy (GDPR). Secondo le Linee guida, non è ammesso che algoritmi o sistemi automatizzati prendano decisioni critiche senza la validazione finale di una persona qualificata, in grado di comprenderne le implicazioni.

Per garantire questo principio, viene introdotta una figura centrale: il supervisore umano, che dovrà essere formalmente incaricato con un contratto di lavoro specifico. Questo contratto dovrà indicare in modo chiaro compiti, prerogative e tutele, dal momento che al supervisore spetta anche il potere – e la responsabilità – di smentire o interrompere il funzionamento del sistema di IA, arrivando persino a sospendere la produzione di beni o servizi.

Un ruolo tutt’altro che simbolico, che richiede una riorganizzazione interna delle aziende: il supervisore umano dovrà agire in piena autonomia, senza vincoli gerarchici né conflitti di interesse. Inoltre, non potrà coincidere con il responsabile della protezione dei dati (DPO), poiché entrambi i ruoli sono chiamati a operare in coordinamento, ma su piani distinti.

Le Linee guida chiariscono anche un altro aspetto essenziale: i lavoratori devono sempre essere informati su come e quando viene utilizzata l’intelligenza artificiale che li riguarda, così da poter esercitare il loro diritto alla contestazione in caso di valutazioni errate o discriminatorie.

Nel quadro tracciato dal Ministero, quindi, l’adozione dell’IA non può essere cieca né deresponsabilizzante. Serve trasparenza, serve controllo, ma soprattutto serve l’intervento consapevole e costante della componente umana, per fare in modo che la tecnologia sia uno strumento di supporto – e non un sostituto – del lavoro e della dignità delle persone.


LEGGI ANCHE

Avvocato, conosci le cinque fasi del cambiamento?

La maggioranza delle persone (e noi avvocati non siamo da meno) aspetta magicamente che la fata turchina compaia nella loro vita, per prenderli per mano…

aptus.AI

L’Europa approva la prima legge sull’intelligenza artificiale: l’AI Act

Il Parlamento europeo ha dato il via libera all’AI Act, il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, che rappresenta una pietra miliare nella regolamentazione di questa tecnologia…

Equo compenso degli avvocati: vale solo per il futuro, esclusa la retroattività

Una recente pronuncia della Cassazione chiarisce che le nuove regole sull’equo compenso non si applicano ai rapporti professionali chiusi prima del 1° gennaio 2018. Restano…

Magazzini del futuro: intelligenza artificiale e automazione rivoluzionano la logistica

Automazione, intelligenza artificiale e nuove tecnologie promettono di trasformare radicalmente il mondo della logistica, affrontando due grandi sfide del settore: la carenza di personale e l’alto rischio di infortuni sul lavoro. A dirlo è uno studio pubblicato da Zebra Technologies Corporation, azienda leader globale nella digitalizzazione e automazione delle attività in prima linea.

L’analisi, dal titolo “Elevating Every Move: the Formula for High-Performance Warehousing”, rivela che nel prossimo quinquennio il 60% dei responsabili di magazzino in Europa prevede di implementare sistemi basati sull’intelligenza artificiale. L’obiettivo? Magazzini più sicuri, intelligenti ed efficienti.

Le tecnologie protagoniste di questa rivoluzione sono numerose: robot collaborativi (i cosiddetti cobots), dispositivi indossabili (wearables), esoscheletri, realtà aumentata, software di riconoscimento vocale e facciale, tutti strumenti già oggi integrati in molte operazioni logistiche.

Secondo lo studio, il 70% degli operatori di magazzino teme il rischio di infortuni sul posto di lavoro. Proprio per questo cresce in maniera chiara e inequivocabile la richiesta di una maggiore automazione, vista come alleata non solo per aumentare la produttività ma anche per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Tra i benefici attesi: una raccolta dati più efficiente, gestione intelligente delle informazioni, miglior controllo qualità e flussi di lavoro più costanti e affidabili. Tutto questo porta a una maggiore soddisfazione del cliente e, al contempo, a un maggiore coinvolgimento dei dipendenti.

Infine, secondo molti responsabili logistici, l’impatto dell’automazione sul morale dei lavoratori è positivo. L’intelligenza artificiale, infatti, non viene percepita come un sostituto, ma come uno strumento che riduce le fatiche e i rischi, valorizzando il ruolo umano nelle operazioni.

Ci troviamo dunque di fronte a una trasformazione profonda, che richiederà un’attenta gestione del cambiamento. Ma se ben guidata, questa rivoluzione potrà garantire un futuro più sicuro, efficiente e sostenibile per tutto il settore della logistica.


LEGGI ANCHE

supercomputer

Brainoware, un computer che mescola neuroni umani e chip elettronici

I biocomputer sono chiamati dagli esperti «intelligenze organoidi», e sono dei particolari tipi di computer che mischiano chip elettronici a neuroni umani. È stato recentemente…

Accesso all’account mail dopo la fine del rapporto di lavoro: multa per l’azienda

Il Garante Privacy sanziona l'uso del software Mail Store da parte di una S.p.A. per la conservazione prolungata delle e-mail di un ex collaboratore. L'azienda…

Remissione di querela: l’assenza all’udienza non basta sempre

La Cassazione chiarisce i limiti della remissione tacita: non si applica se le dichiarazioni della persona offesa sono già state acquisite in fase di indagine

“Vuoi giustizia, paga!”: avvocati contro la riforma del contributo unificato

Ha sollevato forti preoccupazioni nell’avvocatura romana la riforma del contributo unificato introdotta dall’ultima legge di bilancio, che subordina al pagamento del contributo stesso, l’iscrizione della causa a ruolo. “In pratica – sottolineano il Presidente e il Segretario dell’Ordine degli Avvocati di Roma Paolo Nesta e Alessandro Graziani – chi vuole avere giustizia deve pagare, indipendentemente da qualsiasi valutazione giuridica sugli atti del futuro procedimento “.

Il parere pro veritate dei professori avvocati Giorgio Costantino e Antonino Galletti, evidenzia forti perplessità di rilievo costituzionale proprio per il fatto che l’esercizio dell’azione in giudizio viene subordinato al pagamento di una somma di denaro.

Di qui la decisione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma di rivolgersi al Procuratore generale della Corte di Cassazione affinché si faccia promotore presso la Suprema Corte ed essa eserciti la sua funzione interpretativa della legge.

“Giuridicamente l’unica via percorribile – sottolineano Il Presidente Nesta ed il Segretario  Graziani – è quella di pervenire all’enunciazione, da parte della Corte e nell’interesse della legge, della corretta interpretazione della disciplina legale applicabile ed alla valutazione della costituzionalità della normativa introdotta, al fine di non arrivare all’assurdo di attribuire direttamente al cancelliere il potere-dovere di impedire l’instaurazione o la prosecuzione di ogni processo. In spregio del diritto di difesa, che è garantito dalla Costituzione”.

“Altre iniziative, tanto scenografiche quanto inutili, lasciano il tempo che trovano”, concludono Nesta e Graziani.


LEGGI ANCHE

Sicurezza informatica, Italia ancora indietro

Sicurezza informatica, Italia ancora indietro

In tema di sicurezza informatica, aziende, professionisti e PA italiani non sono ancora abbastanza preparati. A dimostrarlo ci pensano i dati del DESI, il Digital Economy…

Niente euro in Russia per cure mediche: il divieto Ue vale anche per la salute

Lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea: le uniche somme trasportabili in contanti sono quelle necessarie per il viaggio e il soggiorno. Vietato portare…

imprese avvocato-consulente

Discriminata per aver chiesto congedo parentale: architetta vince la causa contro il Comune di Monte Argentario

Il Tribunale del Lavoro di Grosseto ha condannato il Comune di Monte Argentario a risarcire con circa 30 mila euro un'architetta molisana, il cui contratto…

Meta addestrerà l’intelligenza artificiale con i post pubblici su Facebook e Instagram

Meta ha annunciato un’importante novità che coinvolgerà milioni di utenti europei: i modelli di intelligenza artificiale dell’azienda verranno addestrati anche attraverso i contenuti pubblici condivisi su Facebook e Instagram da utenti adulti. L’obiettivo dichiarato è migliorare la qualità e l’efficacia dell’assistente virtuale Meta AI, disponibile gratuitamente su Instagram, WhatsApp e Messenger, capace di rispondere a domande, aiutare nella creazione di contenuti e supportare l’organizzazione di attività quotidiane.

Non saranno utilizzati né i messaggi privati né i contenuti pubblicati da utenti sotto i 18 anni. Meta ha infatti precisato che la privacy delle comunicazioni personali resta al sicuro, così come l’esclusione dei minori è una misura di tutela conforme alle normative europee.

L’azienda californiana ha spiegato che l’uso di dati pubblici è essenziale per istruire l’IA a comprendere dialetti, modi di dire, sfumature linguistiche e culturali tipiche dell’Europa. Dopo quasi un anno di attesa, la decisione arriva con il via libera dell’Irish Data Protection Commission e dell’European Data Protection Board, che hanno fornito le necessarie garanzie legali.

Come opporsi

Gli utenti dell’Unione Europea riceveranno nei prossimi giorni notifiche — via email e direttamente nelle app — contenenti informazioni sul nuovo trattamento dei dati e un link per opporsi all’utilizzo dei propri contenuti a fini di addestramento. “Abbiamo reso il modulo facile da trovare, leggere e compilare”, assicura Meta, precisando che saranno rispettate anche le opposizioni già ricevute.

Un bilanciamento tra innovazione e privacy

Il colosso tech sottolinea che la raccolta di dati pubblici sarà fondamentale per rendere l’IA più efficace e contestuale, anche rispetto alle specificità culturali e linguistiche del Vecchio Continente. Tuttavia, la possibilità di rifiutare rappresenta un’importante salvaguardia per gli utenti e una conferma del ruolo centrale che le autorità europee giocano nella tutela della privacy digitale.

Il dibattito tra innovazione e diritti digitali è destinato a restare aperto, ma almeno in questo caso gli utenti avranno una scelta.


LEGGI ANCHE

CyberSec 2025: allarme sicurezza informatica, “Colmare i vuoti normativi”

L’alert di Rizzi (DIS): “Tecnologie emergenti potenzialmente distruttive, il legislatore deve intervenire”

Avvocato denigra un collega: il diritto di difesa non giustifica le accuse offensive

Un avvocato è stato sanzionato per aver utilizzato alcune espressioni offensive nei confronti di un collega per quanto riguarda la redazione degli atti processuali. Per…

ammissione gratuito patrocinio servicematica

Ammissione al gratuito patrocino, da quando decorre?

Gli effetti dell’ammissione al gratuito patrocinio decorrono dal momento della domanda di ammissione o successivamente? IL CASO Un avvocato si rivolge al tribunale per ottenere…

Finti rimborsi, falsi messaggi INPS e curriculum inesistenti: il Ministero della Salute lancia l’allerta anti-phishing

Il Ministero della Salute ha lanciato un nuovo allarme sul proprio sito ufficiale: è in circolazione una truffa via email che, sfruttando il nome dell’istituzione, promette un rimborso economico di 234,40 euro per un presunto pagamento in eccesso al Servizio Sanitario Nazionale. Un messaggio studiato nei dettagli per apparire credibile, con tanto di rassicurazioni sulla riservatezza dei dati trattati.

Ma è tutto falso. Il Ministero avverte: “Non cliccate sui link contenuti nella mail, non fornite alcun dato personale e cancellate immediatamente il messaggio”. La truffa è stata già segnalata ai Nas.

Il raggiro si aggiunge a una lunga lista di frodi digitali che negli ultimi mesi stanno prendendo piede tra sms, email e app di messaggistica. A finire nel mirino, anche strumenti fondamentali della pubblica amministrazione, come lo SPID. L’INPS ha infatti segnalato la diffusione di sms che, spacciandosi per comunicazioni ufficiali, tentano di sottrarre dati personali per creare identità digitali fasulle e utilizzarle a scopo illecito. L’istituto previdenziale è chiaro: “L’INPS invia solo sms privi di link cliccabili”.

Un altro caso riguarda il falso curriculum. La truffa inizia con una telefonata: “Abbiamo ricevuto il tuo curriculum, aggiungici su WhatsApp per parlare di lavoro”. Ma dietro c’è un tentativo di phishing che sfrutta l’attesa legittima di chi è davvero in cerca di occupazione. Il numero chiamante è italiano, ma sconosciuto, e il fine è sempre lo stesso: ottenere dati o convincere l’utente a cliccare su link pericolosi.

Non meno insidiosa è la truffa del “voto per la figlia di un’amica”: arriva tramite WhatsApp, invitando a votare per un concorso di danza. Ma il link porta a una richiesta di login seguita da un sms da copiare: in quel momento, l’account WhatsApp viene violato e il messaggio-trappola viene inoltrato automaticamente a tutti i contatti della vittima.

Infine, gli esperti ricordano che questi tentativi rientrano tutti nelle tecniche di phishing e smishing: due forme di frode informatica che puntano a carpire informazioni personali tramite email o sms. La regola d’oro resta sempre la stessa: non cliccare su link sospetti, non fornire mai dati personali o finanziari e contattare direttamente l’ente ufficiale in caso di dubbi.

Nel dubbio, meglio una verifica in più che un conto svuotato.


LEGGI ANCHE

Cassa Forense: polizza infortuni per avvocati

Ecco la copertura assicurativa per i legali con iscrizione a Cassa Forense Recentemente, Cassa Forense aderisce all’Ente di Mutua Assistenza per i Professionisti Italiani (Emapi) per assicurare una polizza infortuni agli avvocati a essa…

Il governo ha approvato un “pacchetto sicurezza”: gli agenti potranno girare con un’arma anche fuori servizio

Giovedì 16 novembre 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato un severo “pacchetto sicurezza”, contenente tre disegni di legge, che prevedono: maggiori tutele per le…

Manovra, le novità più rilevanti: aumento delle tariffe autostradali, 61 milioni per il privato in sanità e novità su scommesse e mutui

Incremento dell'1,8% per le autostrade, 61 milioni di euro per l'acquisizione di prestazioni sanitarie dal privato e nuove misure contro le dipendenze patologiche

Avvocati UNAEP: il 16 aprile a Roma convegno su intelligenza artificiale nella giustizia

L’Intelligenza Artificiale si sta evolvendo a un ritmo molto rapido, tanto da rendere sempre più credibile il suo utilizzo nella giustizia italiana non solo come strumento di supporto ma come vera e propria parte integrante del processo decisionale. Siamo certi che questa evoluzione sia sotto controllo con riguardo ad ogni aspetto, sia quelli tecnici, che gli aspetti giuridici ed etici? A dibattere sull’impatto dell’IA nel sistema della giustizia e in genere della Pubblica Amministrazione italiana saranno gli avvocati UNAEP, con il contributo di rilevanti personalità del mondo giudiziario ed accademico, nel convegno che si terrà a Roma, presso l’aula avvocati di palazzo di Giustizia a piazza Cavour, mercoledì 16 aprile, a partire dalle ore 15.

“Intelligenza Artificiale: la Pubblica Amministrazione in prima linea. Esperienze a confronto” è il titolo dell’incontro organizzato dall’Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici (Unaep). Ad aprire i lavori i saluti dell’avv. Paolo Nesta, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, e dell’avv. Antonella Trentini, Presidente UNAEP.

IL PROGRAMMA.

A presentare la giornata l’avv. Andrea Magnanelli, rappresentante dell’avvocatura di Roma Capitale e Vicepresidente UNAEP. Ad introdurre il convegno sarà il prof. Giuseppe Corasaniti, Ordinario di informatica giuridica ed etica digitale Università Mercatorum, che offrirà una panoramica sulla normativa nazionale, sovranazionale e privacy. A seguire gli interventi della dott.ssa. Brunella Bruno, Consigliere di Stato Responsabile del Servizio per l’Informatica della Giustizia amministrativa, e del dott. Domenico Franco Sivilli, Direttore Generale Risorse Informatiche e la Statistica Consiglio di Stato.

A seguire la tavola rotonda, moderata dall’avv. Carla Canale, Consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Roma, alla quale interverranno l’avv. Oreste Manzi, Direttore Avvocatura Regionale INPS per l’Emilia-Romagna e Componente Giunta UNAEP, l’avv. Alessia Alesii, Consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Roma e la dott.ssa Antonella Loporchio, Vice Presidente Publishing & Marketing Wolters Kluwer Italia LR

Concluderà i lavori la relazione dell’avv. Antonella Trentini, Direttore Avvocatura Comune di Bologna e Presidente UNAEP.


LEGGI ANCHE

Avvocato, sai come gestire le emozioni?

Siamo esseri umani: dunque, siamo esseri emotivi, che vivono generando emozioni. Tuttavia, un conto è riconoscere e gestire le emozioni, un altro è lasciarsi completamente…

Attenzione al nuovo malware Android che ruba i nostri dati per chiedere un riscatto

È stato scoperto un nuovo malware sugli smartphone Android, che si chiama Daam e che ruba i dati memorizzati sui dispositivi mobili degli utenti. Daam…

Nordio: “Nessun tribunale sarà penalizzato. In arrivo oltre 1.600 nuove unità di personale”

Il Ministro della Giustizia, intervenuto all’Assemblea dell’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati a Treviso, rassicura sulla nascita del Tribunale della Pedemontana e annuncia nuovi…

Giustizia, ANM: “Nel decreto Sicurezza possibili profili di illegittimità costituzionale”

ROMA, 14 aprile – “Il decreto Sicurezza appena entrato in vigore pone seri problemi di metodo e di merito, già denunciati dall’Accademia e dall’Avvocatura. Sul metodo, perché il ricorso al decreto legge ha posto nel nulla un fecondo dibattito in Parlamento che durava da oltre un anno. Sul merito, perché le quattordici nuove fattispecie incriminatrici, l’inasprimento delle pene di altri nove reati e l’introduzione di aggravanti prive di fondamento razionale danno vita a un apparato normativo che non si concilia facilmente con i principi costituzionali di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità”. Così la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati.

“Si introducono nuovi reati per sanzionare in modo sproporzionato condotte che sono spesso frutto di marginalità sociale e non di scelte di vita: basti pensare che la pena per l’occupazione abusiva di immobili coincide con quella prevista per l’omicidio colposo con violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Inoltre, incriminare la resistenza passiva nelle carceri e nei CPR, e dunque la resistenza non violenta e la semplice manifestazione del dissenso, produce effetti criminogeni, con il rischio concreto che lo stato di detenzione diventi il presupposto per l’irrogazione di nuove e ulteriori condanne”.

“E ancora, nonostante la gravissima situazione carceraria, più volte denunciata, si introducono nuove ipotesi di esclusione delle misure alternative e dei benefici penitenziari, oltre al carcere per le donne incinte. A fronte di ciò, non vengono previste misure per fronteggiare la drammatica situazione degli istituti penitenziari o per potenziare gli strumenti a disposizione della magistratura di sorveglianza, aumentando le dotazioni anche per il finanziamento di strutture alternative. Restano quindi ancora attuali le preoccupazioni che da tempo l’Associazione nazionale magistrati ha manifestato per le condizioni fatiscenti delle carceri italiane, per il loro sovraffollamento e per l’elevato numero di suicidi, tanto tra la popolazione detenuta quanto tra la polizia penitenziaria”.

“L’Anm auspica, quindi, che in sede di conversione possano essere adottati tutti i correttivi necessari a scongiurare i rischi di un diritto penale simbolico e invita l’Avvocatura e l’Accademia ad una riflessione comune sull’uso dello strumento penale come mezzo di controllo sociale e sui possibili profili di illegittimità costituzionale che alcune delle norme contenute nel decreto presentano”, conclude la Giunta.


LEGGI ANCHE

Pos obbligatorio: soldi regalati alle banche?

Dal 30 giugno, tutti i commercianti che rifiutano di accettare un pagamento tramite carta di debito o di credito potrebbero essere soggetti ad una sanzione…

Occupazioni abusive, pene più dure e sgomberi immediati: ecco cosa cambia con il nuovo Decreto Sicurezza

Approvata in via definitiva la norma che introduce un nuovo reato per chi occupa immobili privati: carcere fino a sette anni e restituzione accelerata delle…

sede europa

L’UE si riconferma leader a livello mondiale in materia di finanza sostenibile

L’UE ha emesso oltre 65 miliardi di € in obbligazioni verdi di NextGenerationEU, il che potrebbe renderla il più grande emittente di obbligazioni verdi al mondo.

Giustizia, 29 milioni di euro per il reinserimento sociale di minori e giovani adulti in comunità

Roma, 14 aprile 2025 – Il Ministero della Giustizia destina 29 milioni di euro, a valere sul Programma Nazionale Inclusione e lotta alla criminalità 2021-2027, per l’accompagnamento verso l’autonomia, l’inclusione e il reinserimento sociale dei minori e giovani adulti collocati in comunità sulla base di un provvedimento dell’Autorità giudiziaria minorile per l’esecuzione di misure cautelari, messa alla prova e misure di comunità in fase di uscita dal circuito penale.

È l’iniziativa AMA MI, nell’ambito del Progetto “Una Giustizia più inclusiva”, nata da una intensa attività di coordinamento tra il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e il Dipartimento per l’innovazione tecnologica della Giustizia. L’intera operazione ha il suggello del ministro della Giustizia.

Beneficiari del Progetto sono i Centri di Giustizia Minorile. Essi puntano a creare una serie di supporti necessari per consentire ai minori e giovani adulti di diventare adulti e costruirsi gradualmente delle prospettive positive di vita, dal momento in cui escono dal sistema penale. Ciò significa favorire la realizzazione di un modello integrato sul territorio, dove il minore/giovane adulto collocato in comunità venga accompagnato in ogni momento da figure di tutor e di educatori in un percorso di crescita consapevole.

In quest’ottica assume particolare rilevanza la funzione del “tutor per l’autonomia”, figura diversa e distinta dall’educatore di comunità. Egli è chiamato a stabilire un rapporto personale con ciascun giovane, a collaborare con l’assistente sociale/educatore di riferimento, con i referenti della comunità residenziale e con ogni altro soggetto con cui il giovane è in relazione nell’ambito del percorso penale (insegnanti, operatori pubblici, specialisti, personale delle aziende, ecc.).

I percorsi di autonomia potranno durare 12 mesi, prorogabili ad un massimo di 18 mesi.

Nell’attuazione di questi percorsi di autonomia sarà dato ampio spazio al coinvolgimento anche operativo dei diversi attori territoriali, in primo luogo gli Enti del Terzo Settore, i Comuni ed i loro servizi sociali, i Centri per l’impiego, i soggetti del sistema formativo e di orientamento regionali nonché i soggetti titolati all’erogazione dei servizi di individuazione, validazione e certificazione delle competenze. Si prevedono, pertanto, azioni di accompagnamento multidimensionale, sostegno professionale e para professionale, interventi integrati volti a favorire l’accesso e la partecipazione a contesti di apprendimento scolastico e formativo, percorsi di rafforzamento di competenze specialistiche, percorsi di autoimpiego e accompagnamento allo start-up.

Ciascun percorso per l’autonomia potrà essere sostenuto, inoltre, da una “Dote per l’autonomia”, consistente in un plafond di risorse da utilizzare in favore del singolo destinatario. Il valore della singola dote viene determinato, nell’ambito del progetto per l’autonomia e la singola dote sarà utilizzata in favore del singolo destinatario, a copertura di diverse tipologie di spesa.

I percorsi di autonomia realizzati attraverso il progetto rappresenteranno uno strumento per rafforzare ed integrare i percorsi educativi ordinari definiti per minori e giovani adulti collocati in comunità, risultando quindi complementari a questi ultimi.

Il progetto è, dunque, concepito come un processo di rafforzamento e consolidamento per il raggiungimento dell’autonomia e del miglioramento della propria posizione sociale al termine del percorso penale.


LEGGI ANCHE

Cannabis in Italia: nuove regole, più controlli e scenari futuri

Le nuove disposizioni legislative ridefiniscono la vendita e la produzione di derivati della cannabis, con un focus particolare su cannabis light e CBD. Il settore…

vista esterna di un carcere

Carceri, Delmastro: “Disponibili a costruire San Vito al Tagliamento”

Dopo più di 10 anni di rinvii, il Governo oggi in Prefettura a Pordenone ha dichiarato la disponibilità, dopo aver reperito 51 milioni e aver…

Corte costituzionale, UNCAT: “Lo stallo nelle nomine è un vulnus alla democrazia”

Uncat sollecita il Parlamento a restituire alla consulta la piena funzionalità a tutela dei principi costituzionali

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto